giovedì 12 giugno 2014

E ora... Forza Italia?



Da una parte ci sarebbe il fastidioso olezzo di un'insopportabile Federazione Gioco Calcio, comandata da una cariatide logorroica che incredibilmente resiste alle nefandezze di uno sport che affonda, immagine del Bel Paese in crisi (ma visto che tale losca figura è piazzata sul suo scranno dalla platea votante dei Presidenti di Società, la connivenza globale è ovvia, e chi è senza peccato scagli la prima pietra).
Ci sarebbe un allenatore tanto amato a Firenze in passato, quanto, nella stessa città, ora, visto con sospetto se non con rabbia, per i troppi sassolini che si toglie ogni pochi passi e per l'illustre esclusione del Giuseppe nazionale.
Ci sarebbe un codice etico applicato dall'allenatore di cui sopra in modo perlomeno naif, con pennellate spesso troppo a strisce.
Ci sarebbero i giocatori da riviste patinate, abbarbicati alla bellona di turno, sulla Ferrari di turno, con gli occhialoni neri e il capello leccato, o mohicanato, d'ordinanza, brutto esempio di quello che la fatica e l'abnegazione in uno sport non dovrebbero mai produrre, sputo in faccia alla Dea Bendata che gli ha dato in dono il talento.

Ma dall'altra parte ci sarebbe...
Ci sarebbe un bambino che sotto il sole cocente di un pomeriggio di Luglio scopre il miracolo del Calcio, quando gli dei verde-oro cadono sotto i colpi di un altro Rossi.
Ci sarebbero due tedeschi capitati chissà come nel Bar del paese in una delle loro tante serate da dimenticare, che dopo l'ultimo sigillo di Altobelli si alzano in piedi e applaudono.
Ci sarebbe una 500 scarrettata, interamente coperta di nastro adesivo verde e bianco (rossa lo era già) che sfreccia davanti allo stesso bambino di prima, ora meravigliato e ubriaco della gioia degli altri.
Ci sarebbero le Notti Magiche e una canzone rimasta nel cuore.
Ci sarebbe un divino numero 10, che inventa un colpo da biliardo contro gli africani, e tira giù Sacchi dalla scaletta dell'aereo sul quale già stava salendo.
Ci sarebbero, ahimè, lo stesso codino che spara al cielo un rigore decisivo e le lacrime di uno stoico capitano dal nome Franco.
Ci sarebbero i rigori più fortunati di molti anni dopo, quelli di una notte in cui il cielo di Berlino si tinse di Azzurro.
Già l'Azzurro...
Per tutti questi distinguo, per tutte queste immagini che mi frullano in testa, ricordi indelebili di una passione, lascio da parte l'amato provincialismo. Mi siedo al Bar con gli amici di sempre, pronto all'abbraccio liberatorio o al masticare amaro, pronto comunque alle emozioni di un Mondiale.
E anche se non dimentico l'altra faccia della Luna, anche se guarderò al bel calcio degli altri con affetto più sincero di tante altre volte, decido comunque di accarezzare di nuovo col cuore quel bel colore Azzurro... E quindi, Forza Italia.