mercoledì 3 ottobre 2012

Sono Razzi nostri...


Siamo italiani, e come tali affondiamo le radici della nostra cultura, e del nostro essere Stato, nella civiltà Romanica, con qualche sprazzo di influenza Ellenica. Nel Foro romano risuonavano le appassionate dissertazioni di Cicerone, Seneca, Giulio Cesare... Le loro parole rimanevano scolpite nel marmo e nelle menti. Ma senza scomodare questi illustri mezzi busti dal loro riposo eterno, statisti del calibro di Cavour, Giolitti, DeGasperi, hanno illuminato le platee della Roma istituzionale, rappresentando in degno modo il Popolo che li aveva eletti...
E ora cosa rimane di tutto ciò? Una cricca di profittatori inchiodati agli scranni, lontani anni luce dalla perizia politica, dall'onestà perlomeno culturale, dalla dialettica di tali predecessori. Ora ci rimangono i ladrocini e gli sperperi di questi saccenti ignoranti, che suonano come beffa per i concittadini, alle prese giorno dopo giorno con la quadratura del cerchio del bilancio familiare in "so turbolent time". Ora ci rimane la rabbia bipartisan e senza colori politici nei confronti di una classe, o per meglio dire, combriccola politica che tutto fa, fuorché togliersi privilegi....  
Ora ci rimane l'Onorevole (sigh!) Razzi... Udite questo fine oratore, conterraneo di Crispi e Pirandello, forse discendente di Archimede ed Empedocle... Udite e ridete, o, più probabilmente udite ed inorridite.....


Stupiti? E di che?... Costui si era già fatto notare qualche tempo fa con questa pregevole confessione sulla missione che lo animava nella carriera di deputato:



...Che tristezza...


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