giovedì 18 luglio 2013

Le Ali della Discordia



Spesso mi spinge a scrivere la mia vena da bastian-contrario, per naturale indole portato a guardare con scetticismo le classiche massificazioni del pensiero comune, che a volte, per non dire spesso, nascondono banalizzazioni e ignoranza. Ma quando si tocca un argomento a me caro, come la tecnica aeronautica unita alla modernizzazione dei sistemi esistenti, la voglia di andare oltre l'apparenza, di capire di più, è sicuramente maggiore. Ecco allora la scintilla che mi porta a storcere il naso di fronte alla levata di scudi, prima, e all'indignazione generale, poi, per l'ormai probabile e confermato acquisto da parte dell'Italia dei cacciabombardieri Lockheed F-35.
Su questi velivoli si è scritto e urlato di tutto e di più: che costano come una manovra economica, che sono inutili, che si rompono, che cadono, che sono superati, che non ci servono, che sono una tangente verso l'America, che, se cancellati, consentirebbero di eliminare IMU, IVA, IRPEF e tasse varie.
Con dati di fatto e verità oggettive alla mano, nel mio piccolo cerco di fare un po' di chiarezza, e spiegare perché il programma JSF è non solo necessario, ma indispensabile per il nostro paese:
Punto primo, la storia: il lancio del progetto e lo studio sui costi previsti risalgono agli anni 90, anche se la decisione del governo USA nella gara con il rivale Boeing X-32 è del 2006, così come la definizione dei vari consorzi e delle commesse; epoche ancora lontane dalla "crisi", che, fra l'altro ha inciso non poco sulla dilatazione dei tempi di sviluppo, e sui costi finali.
Punto secondo, la tecnica: l'F-35 non è obsoleto, è anzi il più avanzato velivolo studiato e messo in produzione dall'uomo, un bombardiere definito di 5° generazione, completamente stealth, prodotto con varianti a decollo corto e a decollo verticale, con capacità multiruolo (supporto aereo, bombardamento tattico e superiorità aerea), e caratteristiche di ridotta necessità di manutenzione; in parole povere quanto di meglio possa proporre l'ingegneria aeronautica, destinato a rimanere punta di diamante delle brigate aeree dei paesi committenti per i prossimi 40 anni.
Punto terzo, la necessità per l'Italia: per le sue caratteristiche, i 60 F-35 destinati all'AM (insieme agli ormai "adulti" EF-2000) sostituiranno gli obsoleti, e visti i numerosi incidenti, poco sicuri, AMX, oltre ai più anziani (non ammodernati alla versione ADV) Tornado; ma soprattutto i 30 destinati alla nostra Marina, costituiranno la componente imbarcata, dando il cambio ai vecchi AV-8B Harrier. Cosa succederebbe se cancellassimo il programma? Che dovremmo trovare un'alternativa per l'AM; ce ne sono, senza dubbio, ma non certo gratuite, e probabilmente meno all'avanguardia. E soprattutto le nostre uniche due portaerei, la Cavour e la Garibaldi, resterebbero presto senza... aerei, non essendoci in vista altri programmi per velivoli a decollo corto/verticale.
Punto quarto, i costi: al momento, per i 90 velivoli ordinati dall'Italia, è previsto un costo medio di 65 milioni each... fanno qualcosa come 6 miliardi di Euro. Sembra un'enormità, uno sproposito in tempi di crisi, da qui il paragone con l'IMU, etc etc... Ma andiamo oltre:
l'Italia non è solo acquirente, ma è parte del consorzio, anzi è partner di livello 2. Significa che sono già stati investiti 2.5 miliardi di dollari nel progetto. Significa che sono coinvolti circa 10/11000 italiani, intesi come forza lavoro, considerando anche l'indotto, che da qui ai prossimi 40 anni lavoreranno grazie a questo programma. Significa che a Cameri, Finmeccanica ha già costruito un mega-impianto da 700 milioni di Euro per l'assemblaggio del velivolo; la previsione è che in esso verranno assemblati 3000 aerei (già 100 sono stati ordinati), facendone il secondo impianto del genere nel mondo. Significa che anche se lo Stato spenderà per la manutenzione di questo mezzo (ma con costi ridotti rispetto a quanto esborsa per il vecchiume che andrà a sostituire), sono comunque previsti introiti per Finmeccanica, che è al 30% detenuta dal Ministero delle Finanze, di quasi 15 miliardi di Euro (!), per costruzione, aggiornamento e manutenzione stessa dei velivoli prodotti.
Quindi cosa facciamo, ci fermiamo alla banalizzazione massiva della questione, e mandiamo al macero posti di lavoro attuali e previsti, investimenti già fatti, stabilimenti già costruiti e opportunità di introiti per i prossimi decenni?

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