sabato 1 dicembre 2012

I miei primi 40 anni


 Ebbene si... alle porte del fatidico 2 Dicembre.

Di me dicono che non li dimostro, che li porto bene. I miei, che sembro ancora un ragazzino. Ma la verità è che questi quarant'anni ci sono tutti. La fortuna di un cognome che significa famiglia allargata, protettiva, e senza litigi da "parenti serpenti", di una relativa stabilità e di una salute fisica, la prima conquistata con il duro lavoro di chi mi precede in passato, e ora del mio, la seconda, chissà, magari assicurata anche dalla placida sanitas delle colline in cui vivo, hanno forse contribuito a tenere lontane le rughe, almeno quelle esteriori.

Ora sarebbe il tempo di fare consuntivi, scrivere libri, guardarsi indietro per non guardare avanti e vedere bruschi cambi di pendenza della strada. Ma ho solo voglia di guardare cosa ho costruito, quello che è il mio vero vanto, la mia vera ragione di orgoglio. Col cuore in mano, fermarmi sulle istantanee più belle di questi quasi 14,600 giorni. Sposto con la mano e con il pensiero le, per fortuna poche, foto in seppia in cui il cuore si stringe, e vedo, vedo...

Vedo una nicchia di luce durante una notte d'inverno, in cui una nonna culla il nipotino davanti alla fiammella calda di una stufa a gas.
Vedo un bambino sdraiato su un tappeto davanti alle sole luci di un albero di Natale, con il sorriso più bello stampato in faccia.
Vedo un ragazzo che esce da scuola dopo il primo giorno di Medie, e con quei due o tre libri, quaderno, astuccio e diario, stretti da una chinghia colorata come si usava prima, si sente per la prima volta un po' più adulto.
Vedo una festa di Capodanno in cui per la prima volta il cuore di un ragazzo batte in fase con quello di una ragazza.
Vedo quel cuore sciogliersi dal sollievo quando, dopo un'interminabile giornata in sala d'attesa, qualcuno gli dice che il cuore di suo padre è stato riparato, che sta bene.
Vedo una piscina d'estate, in cui lo stesso cuore, ferito, trova un balsamo che, ancora non lo sa, diventerà la sua altra metà del cielo.
Vedo un'Aula Magna, venti minuti imparati a memoria che filano via lisci come l'olio, poi occhi azzurri che cercano occhi marrone.
Vedo un sabato di Luglio, sole e pioggia e tanta gente amica intorno, due anelli e una sposa troppo bella per essere vera.
Vedo lo stupore e l'emozione di assistere alla sofferenza ed alla gioia di una vita che nasce, di conoscere mio figlio.
Vedo la mia seconda volta, quando mi dico che ormai ci dovrei essere abituato, ed invece mi emoziono ancor di più, perchè capisco che il mio cuore sarà rubato da un'altra donna che si chiama Ambra.

Vedi, basta fermarsi un attimo, guardarsi indietro, e si trovano nella cesta dei ricordi frammenti bellissimi. E' un esercizio intenso, che fa venire le vertigini, da usare con moderazione. Ma va fatto per sollevarsi dall'inevitabile senso di disagio che accompagna questo giorno. Va fatto per avere un sorriso sincero sul volto quando arriveranno gli auguri di chi tiene a te.

In anticipo, grazie.

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